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That Dragon, Cancer


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2 risposte a questa discussione

#1 SuperMario=ITA=

SuperMario=ITA=

    Lo scemo del forum

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Inviato 12 gennaio 2016 - 08:38

http://www.thatdragoncancer.com/#home

 


 

Quando si è cominciato a parlare di That Dragon, Cancer, il videogioco sulla vita e la morte del piccolo Joel Green, colpito da una forma rara di cancro a dodici mesi, le reazioni sono state molto diverse. Si racconta che alcuni giocatori professionisti, invitati a testarlo in anteprima, non siano riusciti ad arrivare alla fine; che altri abbiano concentrato tutte le energie nel trattenere le lacrime, identificando in quello sforzo l’unico obiettivo del gioco.
Mentre l’esperienza diventava un documentario, Thank You for Playing, presentato all’ultimo Tribeca Film Festival, le riviste e i quotidiani americani hanno accolto il videogame della famiglia Green come un capolavoro artistico: l’ultima frontiera della capacità «immersiva» dei videogame di raccontare vicende ed emozioni vere.
Alcolismo, depressione, schiavitù: ci siamo abituati all’idea che, nome a parte, di ludico i videogiochi possono avere davvero poco, impegnati come sono a trasformare in esperienza le cose più difficili della vita. Nessuno però si era mai spinto così oltre: Ryan e Amy, il papà e la mamma di Joel, devoti cristiani del Colorado, genitori di altri tre figli, hanno trasformato quattro anni di ospedali, corridoi, illusioni e prese di coscienza in un videogame, disponibile dal 12 gennaio. Il ruolo del giocatore è molto limitato: giocare con Joel, aspettarlo durante l’ennesima terapia, fermare il suo pianto. Il suo destino, come quello del bambino scomparso il 13 marzo 2014, è deciso da qualcun altro.
Ryan e Amy rispondono alle domande della Lettura .

Come definireste That Dragon, Cancer?
«Un videogioco contemplativo, di narrazione, che racconta la battaglia contro il cancro di nostro figlio Joel attraverso un’interazione poetica e artistica. È un gioco di esplorazione, in cui il focus è stare con Joel e affrontare lo sviluppo della vicenda insieme a noi piuttosto che scegliere tra una lista di opzioni per cambiare la storia. Non permettiamo al giocatore di modificare il finale perché è stato già scritto. Al contrario, lo invitiamo a stare con noi, a “sentire” le nostre emozioni».

Cosa vi aspettate dal rilascio del videogioco? Perché una persona dovrebbe acquistarlo?
«Sappiamo che molti potrebbero trovarlo emotivamente difficile, eppure crediamo che That Dragon, Cancer abbia il potenziale per arricchire la vite delle persone portando speranza, amore e la fragile bellezza del nostro stare al mondo. Questo perché abbiamo creato qualcosa che arriva diretto dal nostro cuore messo a nudo. Le memorie su esperienze difficili della vita sono un genere consolidato, molti lettori le trovano utili: non solo ci aiutano a “sentire”, ma ci ricordano che le persone sono straordinarie perché esistono, non perché hanno compiuto gesta mitiche. In questo senso sono portatrici di grazia. Questo progetto è un memoir che utilizza il mezzo del videogioco per rendere l’esperienza più diretta e immersiva: la nostra speranza è che tu possa apprendere la gioia di stare con Joel e di passare il tempo con la nostra famiglia».

Che funzione ha avuto e ha oggi il videogioco per voi e per la vostra famiglia?
«Adesso che è finita, che il videogioco è pubblico, proviamo una specie di dolce nostalgia. Quando giochiamo pensiamo a Joel, a quanto l’amore per lui abbia cambiato la nostra vita. Ma serve anche a ricordarci le perdite e difficoltà che ci sono nel mondo: ognuno di noi ha un dragone da combattere. Il nostro dragone, il cancro di nostro figlio, ci ha dato la voglia di ascoltare le storie degli altri e la compassione per le loro battaglie».

Perché avete scelto il videogioco come mezzo per raccontare la vostra vicenda?
« I videogame permettono a chi gioca di trovare un personale andamento e il proprio punto di vista all’interno di una storia. Può prendere tempo e indugiare sui passaggi che considera più significativi senza avere la pressione di andare avanti. Il videogioco si concentra sull’esperienza e fa luce su tutti i minuscoli intermezzi che un libro o un film tendono a superare in fretta».

Videogioco è ancora un buon termine per definire un prodotto come il vostro?
«La parola è un contenitore che raccoglie connotazioni molto diverse e alcune sono difficili da legare, come il cancro. Tuttavia quando pensiamo a cosa significava stare con Joel — amarlo, giocare con lui, prendersi cura di lui — crediamo che “gioco” sia un termine straordinariamente adatto».

 

 

Sono curioso di giocarci

 

Tuttavia mi sarei aspettato che i guadagni di questo gioco andassero in beneficenza eppure non sembra così...


TghXItr.gif - Amare la Formattazione è la Soluzione al 90% dei Problemi della Vita

#2 Pucceddu

Pucceddu

    Schiavo

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Inviato 12 gennaio 2016 - 09:04

spazzatura per autolesionisti

/thread



#3 entanglement

entanglement

    Schiavo

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Inviato 12 gennaio 2016 - 09:18

appunto, cancer :sisi:

 

scaffale

 

anche se this war of mine non è malvagio


Un ingegnere non saprebbe riprodursi nemmeno col manuale di istruzioni. Infatti rapiscono bambini e li educano come ingegneri pur di perpetuare questa infermità.

in God we trust, all others must bring data (cit.)

https://www.westisnext.org/

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Oggi è il domani che ieri ti faceva paura.